Potenziamento della lettoscrittura: quando e come effettuarlo

Un professionista che attua potenziamento lavora per sviluppare e far migliorare una determinata abilità. Il potenziamento deve essere svolto in modo individualizzato tenendo conto del livello e dell’intensità del disturbo. Si può svolgere con bambini che presentano fragilità al termine della scuola dell’infanzia e con alunni della scuola primaria che evidenziano delle difficoltà nell’avvio della lettura e della scrittura. In tal caso occorre valutare i prerequisiti, cioè quelle abilità preliminari che sono necessarie per acquisire un’abilità generale. Ragioniamo su un esempio. La consapevolezza fonologica, ossia la capacità di “manipolare” le sillabe e i suoni delle lettere all’interno delle parole, è un prerequisito fondamentale per imparare a leggere e a scrivere. Se il bambino non ha raggiunto un livello adeguato di consapevolezza fonologica, questa andrà potenziata prima di intervenire direttamente su lettura e scrittura.

Il potenziamento si può attuare anche con bambini che faticano nella letto-scrittura e sono già in possesso di una diagnosi di DSA o con altri che sono in attesa di valutazione specialistica.

Anche nella scuola secondaria di I grado è importante lavorare per migliorare le abilità di lettura e scrittura o per conservare i progressi raggiunti. In questa fascia d’età però occorre valutare quale percorso è opportuno intraprendere. Ad esempio, nel caso di un alunno dislessico ci si deve domandare se è preferibile intervenire sulla rapidità e sull’accuratezza della lettura o piuttosto se strutturare un metodo di studio efficiente. La richiesta della scuola diventa sempre più elevata; è necessario quindi che il ragazzino con DSA impari ad utilizzare strategie e strumenti che gli consentano di diventare sempre più autonomo.

Potenziamento mirato

Concretamente come si interviene? Occorre potenziare in modo mirato sulla base di quanto è emerso dalla diagnosi, se già presente, ed effettuando un’attenta valutazione delle criticità del bambino. Un esempio potrebbe chiarire la situazione. Angelo e Roberta sono due bambini dislessici. Tra i due però esiste una notevole differenza: mentre il primo ha un’abilità di lettura che si colloca a livello lessicale, la seconda non ha ancora automatizzato l’associazione grafema – fonema, cioè non riesce a collegare in modo veloce ed automatico la lettera scritta con il suono che le corrisponde.  Ciò significa che i due bambini pur essendo entrambi dislessici non riuscirebbero a trarre beneficio dagli stessi interventi.  Angelo avrà bisogno di potenziare la lettura globale della parola, ma se le stesse attività fossero proposte a Roberta complicheremmo solo la sua situazione. La bambina evidenzia un livello di apprendimento della lettura gerarchicamente inferiore rispetto ad Angelo; non avrebbe le basi per affrontare il suo stesso tipo di intervento e incontrerebbe delle difficoltà.Ciò provocherebbe in lei sentimenti di frustrazione associati a riduzione del livello di motivazione e di autostima.

Un bambino con DSA o con difficoltà scolastiche può quindi migliorare le sue prestazioni in lettura e scrittura, purché le attività proposte siano specifiche per le sue difficoltà. Altro aspetto fondamentale da considerare quando si realizzano attività di potenziamento è l’utilizzo di materiali e tecniche la cui efficacia sia stata confermata da studi e ricerche.

Non possiamo stabilire a priori quanto un bambino migliorerà, per vari motivi: ad esempio perché la gravità del disturbo ha un’influenza rilevante e perché ogni soggetto è diverso da un altro. Sappiamo inoltre che esistono altri fattori in grado di influire sull’efficacia del potenziamento. Si tratta dell’età, della durata dell’intervento, della frequenza, dell’intensità delle esercitazioni e della motivazione con cui il bambino affronta le attività proposte. È importante che lui le accetti, comprendendo l’utilità del percorso che dovrà effettuare.

”Alleggerire” i compiti per casa a vantaggio del potenziamento

È lecito chiedersi come possa un bambino con DSA, assorbito dai numerosi impegni scolastici, dedicarsi al potenziamento delle sue abilità. Le Linee Guida del Miur, e gli interventi legislativi effettuati nell’ambito dei Disturbi Specifici diell’ Apprendimento, riconoscono a bambini e a ragazzi con DSA il diritto ad essere dispensati da “un eccessivo carico di compiti, con riadattamento e riduzione delle pagine da studiare”.

L’assegnazione di meno compiti per casa è estremamente utile. Lascia tempo alle attività di potenziamento di cui i bambini con DSA hanno spesso bisogno per migliorare le loro prestazioni scolastiche.

La riduzione dei compiti per casa non deve essere travisata. Non si tratta di riconoscere delle facilitazioni e nemmeno di ridurre gli apprendimenti, perché gli obiettivi scolastici vengono salvaguardati. Si intende però tutelare questi alunni, riconoscendo che a causa del loro disturbo affrontano i compiti con tempi lunghi e in modo difficoltoso. Un alunno dislessico, ad esempio, per studiare un capitolo di Storia non può leggere con facilità ed immediatezza. Quando legge deve impiegare tante risorse cognitive, in termini di attenzione e di memoria, stancandosi molto di più rispetto ai compagni. Se vuole compensare le sue difficoltà deve utilizzare strategie diverse e strumenti adeguati.

Percorrere queste strade compensative e alternative richiede tempo, applicazione costante e fatica. Non dimentichiamolo.