Dislessia: interventi di aiuto

La dislessia è il Disturbo Specifico dell’Apprendimento che causa problemi nella lettura. La sua evoluzione si manifesta in modo diverso in relazione all’età e alle fasi dell’apprendimento scolastico.

Il bambino dislessico legge commettendo un notevole numero di errori o in maniera più lenta rispetto ai suoi coetanei oppure legge sia lentamente sia in modo poco corretto.

Come possiamo aiutare un bambino che evidenzia difficoltà nella lettura? Si può parlare di potenziamento e di trattamento, che si riferiscono a due momenti diversi, rispettivamente prima e dopo un’eventuale diagnosi di dislessia.

Il potenziamento

Il potenziamento è l’insieme delle azioni didattiche ripetute e graduate che mirano a far migliorare l’abilità di lettura, rispettando le tappe che contraddistinguono lo sviluppo normale di questa competenza.

Attività di potenziamento possono essere svolte nel periodo pre-diagnosi da insegnanti formati allo scopo o da altri operatori specializzati in Disturbi Specifici dell’Apprendimento come ad esempio i pedagogisti. Questi interventi didattici vengono attuati dopo aver fatto delle prove di screening che hanno rilevato criticità o comunque dopo aver evidenziato delle difficoltà, tali da far sospettare un rischio di DSA. Si possono potenziare le abilità di lettura, scrittura e quelle aritmetiche.

Per quanto riguarda lettura e scrittura le indicazioni per il potenziamento, contenute nei documenti della Consensus Conference che si è svolta nel 2010, sono molto chiare e stabiliscono le caratteristiche degli interventi. Ci si riferisce in questo caso alla fascia d’età che comprende l’ultimo anno di scuola dell’infanzia e il primo di scuola primaria:

  • bisogna rendere esplicite le abilità da insegnare;
  • le azioni didattiche devono essere intensive: sessioni di circa 15-30 minuti l’una, possibilmente tutti i giorni e comunque non meno di due volte alla settimana, svolte a livello individuale o in piccoli gruppi, per un tempo totale di 1-2 mesi;
  • le attività devono favorire le abilità meta-fonologiche (es. segmentazione e fusione sillabica), l’associazione tra grafemi e fonemi, cioè tra lettere scritte e suoni corrispondenti, esercizi per lo sviluppo del lessico e la lettura di testi.

I risultati delle attività di potenziamento sono particolarmente importanti, perché permettono di individuare i bambini “resistenti” all’intervento, cioè quelli che non ottengono miglioramenti significativi e quindi maggiormente a rischio di Disturbo Specifico dell’Apprendimento. La scuola, dopo aver rilevato la resistenza all’intervento, potrà consigliare alla famiglia una valutazione specialistica per un approfondimento.

Il trattamento

Il trattamento è l’insieme degli interventi che vengono svolti dopo la diagnosi, allo scopo di rendere più efficiente un processo compromesso. Un trattamento deve essere non solo efficace, ma anche efficiente.

Vediamo un esempio. Un trattamento della dislessia è considerato efficace se determina un miglioramento, nella rapidità e correttezza della lettura, superiore a quello che si otterrebbe con un’evoluzione spontanea del disturbo. L’efficienza del trattamento invece viene valutata sulla base delle ore e delle sedute necessarie per raggiungere il cambiamento significativo.

Gli studi di Tressoldi e dei suoi collaboratori (2003) hanno evidenziato che i trattamenti della dislessia più efficaci e più efficienti sono quello lessicale, sublessicale e il Balance Model. I risultati ci dicono che la velocità di lettura migliora e che la correttezza si avvicina a valori normali.

Questi trattamenti per essere efficaci devono essere condotti per un minimo di cinque-sei ore al mese e possono essere svolti anche a domicilio.  Permettono di far registrare dei miglioramenti nell’arco di 3-5 mesi. In un anno la rapidità della lettura può arrivare a progredire di 0,6 sillabe al secondo, valore doppio rispetto a quello previsto da un’evoluzione spontanea del disturbo.

Una ricerca di Tressoldi, Stella e Faggella (2001) ha evidenziato come la rapidità di lettura nei soggetti non dislessici, nella fascia d’età che va dalla fine della classe seconda di scuola primaria al termine della scuola secondaria di I grado, aumenti mediamente di 0,5 sillabe al secondo ogni anno. In presenza di dislessia invece il bambino presenta un miglioramento annuo che, in media, è la metà di quello dei coetanei che leggono senza difficoltà. Il grafico sottostante è legato alla ricerca scientifica citata e rappresenta l’evoluzione della velocità di lettura di un brano in bambini che leggono normalmente e in bambini con dislessia.

È importante riflettere su un altro aspetto. Per studiare in autonomia è necessaria una rapidità, nella lettura di brano, pari a 2/2,5 sillabe al secondo. Un bambino non dislessico conquista questo traguardo alla fine della classe seconda della scuola primaria, mentre in presenza di dislessia le 2,5 sillabe al secondo vengono raggiunte verso il termine della scuola secondaria di I grado.

Il trattamento del disturbo può determinare un miglioramento nella lettura e una ricaduta positiva sull’autostima del bambino che percepisce i suoi progressi.

Un altro dato a favore dei trattamenti citati riguarda l’arco di tempo in cui essi possono dare risultati significativi. L’efficacia dell’intervento riguarda un periodo di tempo esteso, il quale comprende gli anni che vanno dalla classe terza di scuola primaria alla classe terza di scuola secondaria di I grado.

Nel 2011 nuovi studi di Tressoldi e Vio hanno evidenziato altri aspetti:

  • il trattamento lessicale, sublessicale, neuropsicologico e Balance Model fanno migliorare la velocità della lettura di brano indistintamente, ma quello più efficiente è il trattamento lessicale perché permette di ottenere il miglioramento in meno ore degli altri;
  • il trattamento sublessicale invece è il più efficiente per ottenere risultati positivi nell’ambito della velocità di lettura di parole e non parole;
  • è meglio intervenire prima sulla correttezza della lettura e successivamente sulla rapidità. In quest’ultimo caso l’uso di programmi al computer, come il tachistoscopio, risulta particolarmente utile perché consente di inserire dei parametri adatti a quello specifico soggetto e di monitorare l’evoluzione del miglioramento.

Bibliografia

Cazzaniga S., Re M. A., Cornoldi C., Poli S., Tressoldi P. (2005), Dislessia e trattamento sublessicale, Trento, Erickson

Sistema Nazionale per le Linee guida, Istituto Superiore di Sanità, Documenti della Consensus Conference (2011)

Tressoldi P. et al. (2003), Confronto di efficacia ed efficienza tra trattamenti per il miglioramento della lettura in soggetti dislessici in https://www.airipa.it/wp-content/uploads/2013/04/EFFICACIA_IT-1.pdf

Tressoldi, P.E. e Vio, C. (2011), Studi italiani sul trattamento della dislessia evolutiva: una sintesi quantitativa in “Dislessia”, 2,163-172.